JIMMY RIVOLTELLA

Arte Contemporanea

 

JIMMY RIVOLTELLA

Torino 1974. Cresce artisticamente nello studio di Mattia Moreni.

Rivoltella racconta la sua storia nelle contraddizioni del tempo. 
Reclama la libertà di vita e di memoria. 
Indaga nell’inconscio come momento liberatorio. Lancia messaggi inquieti consapevole della parzialità del suo essere e del suo sentire. 
Il relativo della sua arte è una tessera del grande mosaico della emozione, della rabbia, del furore delle urgenze che girano intorno. 
Le sue certezze vivono la precarietà di un assoluto irraggiungibile e la consapevolezza del relativo artificiale che lo assedia. 
Vive di paradigmi, di trasposizioni virtuali di orizzonti dimenticati, di assenze programmate di presenze ingombranti tra immagini negate e apparenza delle cose. 
Nelle stanze della memoria le tracce sono indelebili e certe, rappresentano il lungo viaggio verso le origini anche se, a volte, la messa a punto dell’inconscio accorda nuove sintonie e collassi del passato, determina carature di insondabile e misterioso, destruttura l’emozione nell’improbabile dell’immaginario, dimentica l’icona certa e riconoscibile per nuovi codici di comunicazione. 
Rivoltella decongestiona l’arte dall’assunto dell’immagine e la centralità della figura. 
Da una parte corpi e volti condensano e accerchiano interrogativi permanenti ed universali dell’uomo, sbloccano paesaggi dell’anima percorsi da tattili inquietudini, un universo “altro” vissuto e sentito come parabola, indagine, pretesto feticcio, provocazione, racconto, paradosso; dall’altro risica all’osso la materia, lievita verso straniti algidi brividi di tensione, verso stanze di compensazione, mimetiche e circostanziate. 
Vuole raggiungere l’altrove senza volere andare oltre. 
Emerge chiaramente il dolore e la consapevolezza della sconfitta dell’artista, che fa del suo tempo il momento stabile della nuova incertezza tutta sospesa tra l’enigma e la soluzione, che non propone felicità ma disagio. 
E forse paure da risolvere dentro. 


Riportiamo il testo critico di Federica Jourdan che descrive bene cosa si prova davanti ad un’opera di Rivoltella.
“Il Barattolo di Neve – Federica Jourdan”
Una delle cose che, da sempre, mi incanta è la tecnica del collage: mi piace quella sensazione di “storia sospesa” tipica di questa tecnica che, fondamentalmente, raccoglie pezzetti di vita e materiali, anche molto lontani fra loro, per poi riassemblarli e farli vivere in una storia nuova, inedita. Il talento di chi fa un buon collage, secondo me, sta nel saper scrivere per immagini.
Beh! Qualche mese fa ho avuto la fortuna di vedere le opere di qualcuno che non solo ha saputo scrivere, ma ha addirittura composto piccole poesie. Jimmy Rivoltella è il nome di questo artista: fa collages di svariate dimensioni, ma quelli che in assoluto preferisco sono quadrati, piccoli piccoli e mi piacciono perché in quello spazio, che si è costretti a osservare da vicino, racchiudono tutto un mondo: fragile, crudo e crudele, passato, ma al contempo proteso al futuro; raccontano di guerra, amore, fanciullezza, scienza, umanità, tante piccole storie che mi incuriosiscono.
… E la mia mente vaga nel chiedersi cosa può esser successo un secondo prima ed un secondo dopo a quell’attimo di poesia ormai cristallizzato.
… E mi viene anche un po’ di magone nostalgico, per capirci: lo stesso che sovviene quando, inaspettatamente, ci si ritrova fra le mani una foto di se stessi, bambini.