Giuseppe Bruno - Mobili Storti



  • Giuseppe Bruno

LA PASSIONE DI MARIO E GIUSEPPE: MAESTRI DEL LEGNO

di PAOLA TESIO e CLAUDIA LO STIMOLO

PINEROLO – Passione e tradizioni tramandate da una generazione ad un’altra, invenzioni e segreti del mestiere che si trasmettono e si rinnovano insieme alla manualità degli antichi mestieri: valori che nella società attuale sono spesso dimenticati. Mario Bruno, custode di quest’arte, ricca di sacrifici e unicità, passa il testimone al figlio Giuseppe, che sin da subito manifesta il desiderio d’imparare la manualità intrisa di fascino e cultura.
Ciò che gli ha trasmesso questa curiosità è stata la fortuna di crescere fin da bambino in laboratorio al fianco del padre. Una bottega degli anni ottanta frequentata da falegnami, scultori e restauratori, artisti delle nostre valli che lo hanno trasportato in una vita ricca d’incontri e di confronti che oggi non esiste più ma rimane un bagaglio indissolubile di esperienza e ricordi.
Una realtà storica del pinerolese, fondata nel 1961 dalla famiglia Bruno; inizialmente non era vocata alla materia del legno perché in quel periodo svolgeva principalmente lavori di tappezzeria, solo con il passare degli anni inizia ad evolversi prima con mobili antichi e ricercati infine per cambiare in quella che oggi è la bottega in cui si creano mobili storti, che paiono fluttuare nell’essenza della dinamicità.
Le nostre montagne hanno da sempre influenzato la visione che Giuseppe ha del mondo, tanto da introdurre questa filosofia nell’ambito lavorativo, trasponendo l’idea di portare la natura, come elemento negli spazi di arredo. Da questo concetto, il giovane artigiano inizia a rivedere i canoni tradizionali dell’arredamento volgendo il suo sguardo verso una visione surrealista del design.
L’essenza che ne deriva è onirica e allo stesso tempo iconica ed ironica nei confronti del barocco piemontese: s’ispira alle forme e ai colori dei mobili tipici di quel periodo arricchendoli di dettagli unici realizzati dagli scarti del legno e abitati dalle sinuosità del movimento, rielaborate in maniera innovativa.
I progetti il più delle volte sono frutto della casualità, l’unione di varie forme e pensieri, fino ad arrivare alla linea da cui nasce l’ispirazione che conduce alla realizzazione di un nuovo capolavoro. Emerge l’intento di creare innovativi arredi, non in serie, ma ognuno come un pezzo unico ed esclusivo pensato per il committente, pura sperimentazione e ricerca costante di nuove scultoree intuizioni.
Oltre ad essere un artigiano, il valore aggiunto di Giuseppe è il fatto di essere anche un disegnatore che si dedica alla progettazione, in tal modo le sue creazioni nascono esclusivamente dalla sua matita. Le fondamenta di questi arredi si basano sul concetto di architettura organica il cui intento è il promuovere l’armonia tra l’uomo e la natura, noto esponente fu Frank Lloyd Wright il quale sosteneva: “La figura umana mi si rivelò come la vera base della scala umana nell’architettura”.

 

Prendendo spunto da questi presupposti Giuseppe Bruno cerca di comprendere e carpire nel profondo le esigenze delle persone, non solo tecniche, ma persino intime e personali per riuscire a trovare l’empatia che gli permetta di ricreare all’interno delle case l’atmosfera desiderata.
Il momento storico attuale ha portato a riscoprire il piacere di stare in casa rivalutando gli spazi domestici. La creazione di un rifugio a propria misura è il compito che si è dato come artigiano per guidare in un percorso di arredamento domestico che abbia radici naturali, valutando luci, ombre e i colori più adatti per le stanze e i vari periodi dell’esistenza.
La soddisfazione più grande è quella che si vede impressa nel volto del padre Mario, quando osserva il figlio entusiasta di questo mestiere che fin dalla tenera età si destreggiava a plasmare le immagini della fantasia, incoraggiandolo ad andare avanti nel tempo e ad essere tutt’ora presente in laboratorio.
La sperimentazione è il punto focale che ha consentito di crescere ed andare oltre, svincolandosi dalle produzioni in serie, per concentrarsi su una tradizione artigianale ed originale dedicata a chi voglia osare e indagare nuove prospettive intessute di morbide curve e dimensioni ispirate all’ambiente: una visione che si traspone nel mobile in grado di occupare lo spazio da arredare facendosi portavoce di fattori umani quali le esperienze personali, le sperimentazioni, la tecnica manuale, ma soprattutto i ricordi di quel bambino che ha respirato nel contesto artistico in cui ha vissuto portandolo a vedere il mondo dalla prospettiva surrealista.
Elementi che si sono concretizzati in un autentico prodotto artigianale il cui significato va rintracciato nell’aver avuto l’opportunità di entrare in possesso di tasselli di storia e tradizione che diventano le chiavi di accesso a un percorso continuo di scambio di esperienze, sia culturali sia sociali, come lui stesso descrive: “Come le rughe, le mani screpolate dal lavoro: solo il tempo crea così tanta bellezza”.
>Durante quest’ultimo anno Giuseppe, collaborando con varie figure, sta realizzando il progetto “Carpenter Trees” che rivoluziona i canoni del design: trascende l’idea di arredamento esponendo i suoi mobili in contesti Urbex dove con l’ausilio della fotografia e avvalendosi della figura umana ottiene un contrasto suggestivo affacciandosi per primo in un settore artistico ed espositivo di rinnovamento.
La modella DeliCate diventa il simbolo di questa filosofia, ritratta in posizione fetale in uno scenario abbandonato, dove il muschio si riappropria degli spazi, incarna l’origine dell’idea, illuminata dalle curve lievi della creazione. In un altro scatto la ritroviamo dipinta con gli stessi pigmenti ispirati al barocco che compongono i cromatismi degli innovativi mobili e la sua mano si posa lieve su una sinuosità scultorea che si fa ramo di albero fondendosi in un intrecciarsi simbolico tra natura umana e habitat naturale.
L’unione di questi mondi, umano e naturale, porta lo spettatore ad interrogarsi sul rapporto tra il nostro corpo e gli arredi. I luoghi abbandonati diventano la scenografia e la cornice dove la materia del legno si fonde in un tutt’uno con le curve della vita.

 

 

IL MIO LAVORO



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