Giacomo Vicino



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BIOGRAFIA

Sono nato a Leonforte, un piccolo paese in provincia di Enna, il 28 luglio 1949 dove ho vissuto fino al 1967, quando, per esigenze familiari e di studio, mi sono spostato a Torino, città dove attualmente risiedo. Sono sordo dai primi mesi di vita e questo mi ha portato fin dalla prima adolescenza ad appassionarmi alla pittura come strumento per comunicare le mie emozioni e i miei sentimenti, fortunatamente sempre appoggiato dalla mia famiglia. Da un primo avvicinamento alla pittura stimolato per lo più da un’esigenza di sfogo e integrazione sociale, la mia passione si è gradualmente spostata sulla ricerca di tecniche nuove e sperimentazioni grafiche. Questo approccio mi ha condotto alla ricerca di un confronto con gli altri artisti, partecipando a concorsi e mostre, per condividere le esperienze e gli stili, imparare nuovi concetti e stimolare la mia creatività. Le mie opere nascono dall’impulso, dalla fantasia e dalle mie esperienze di vita e oggi continuo su questa strada: sono un pensionato che continua a coltivare con amore la passione per la pittura e a sorridere con gioia davanti al quadro finito

 

 

Fotografia veronica LAROTONDA .- Giacomo Vicino

 

Critiche

● “…Un artista che segue la sua strada senza forzature con passione ed impegno encomiabile. I successi finora conseguiti testimoniano la sua validità e lasciano presagire un solido futuro”
Anna Maria Scheible, Alberto Trivellini
● “Quanto alla tecnica di Vicino, si deve riconoscere la sua perizia ed esperienza, facilmente riscontrabile dai cromatismi di sicuro effetto, che meglio e più sicuramente fermano lo sguardo del critico e del pubblico”
Enzo De Paoli
● “…Un’artista. Giacomo Vicino che lavora con molta serietà e passione. Preferisce le figure e le nature morte che vibrano in una persistente sensualità cromatica che genera emozioni in tutti coloro che sanno leggere l’arte con attento rispetto della punteggiatura. E’ un pittore istintivo: che sa riflettere sull’opera fatta, auto-compiacendosi quando si convince della validità artistica della stessa..”
Mara Ferloni, Corriere di Roma 1986
● “Pittore sensibile, Giacomo Vicino sviluppa il suo mondo di colori e forme, componendo in unità emotiva sogni e realtà. Risucchiati dai problemi di ogni giorno con le sue paure, le sue angosce e le sue gioie non si impone schemi fissi ma passa dalla natura morta alla figura, da poetiche quasi astratte e problemi di vita”
Antonio Oberti

● “ Da’ sempre un senso di conforto, se non addirittura di piacere, incontrare nelle colonne d’un giornale (“Corriere di Roma”, 30 Giugno 1986) cioè leggere, dopo lungo tempo, un proprio giudizio sull’atteggiamento estetico d’un pitture, allora esordiente, oggi proteso a meglio definire la sua evoluzione pittorica. E il piacere si intensifica allorchè si comprende che quell’analisi è riconfermata valevole. Il pittore di cui parlo è Giacomo Vicino, nativo di Leonforte; paese siciliano in provincia di Enna, che, per ragioni di lavoro, vive da anni a Torino, dove ha una maggiore possibilità di approfondire il suo estro pittorico. Dal suo curriculum artistico rilevo che il battesimo della sua esposizione gli è stato impartito proprio dalla Mostra Collettiva d’Arte Internazionale “Primavera della Val Pescara”, 1983, in cui presero parte numerosi grafici, scultori, e pittori di diverse nazioni. 2 Dopo quel primo impatto con la critica ed il pubblico Giacomo Vicino espose a Lucca e Milano (1984) a Roma, Firenze e Livorno (1986). Della sua pittura si sono occupati i critici d’arte Enzo De Paoli, A.M. De Vito Scheible, Mara Ferloni, Leonardo Echeoni, Antonio Oberti, Renzo Tonello, Franco Tralli e Trevellini. Alla mia prima impressione aggiungerei una nota di carattere psico-socio-ideologico per una spiegazione plausibile alla violenta forza che caratterizza la sua pittura. Tra la sua origine mediterranea, e l’ambiente in cui vive ed opera si scatena una continua conflittualità: la sua tavolozza è solare, esprime luce e calore, fantasia e spontaneità rivelando la sua spiritualità, la sua ricca interiorità, ma il pennello si vendica degli elementi ambientali, deformandoli e oscurandoli, componendi simboli di contestazione, insofferenza, costrizione, scarnificando il paesaggio fino al dissolvimento e mortificando il profilo umano fino ad esprimere i volti rotti da intime sofferenze. Penso sia da cercare in questo dualismo in conflitto l’esistenza emotiva e l’inquietudine perturbatrice che permea tutta l’opera pittorica di Giacomo Vicino, artista sradicato dalla sua terra, costretto in un clima dove l’adattamento fisico ed economico può non armonizzarsi con motivazioni psico-spirituale.” Giovanni Marzoli

Opere



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